Motore di ricerca sulla musica popolare

mercoledì, maggio 09, 2007

TarantEconomy: L'economia della Tarantella

Secondo molti economisti, la principale causa del continuo deterioramento dell’ambiente è strettamente correlata alla diffusione di modelli insostenibili di produzione e di consumo.

Dal mio punto di vista l’adesione a forme di produzione e consumo non sostenibili ed irrispettose dell’ambiente deriva anche dalla perdita della memoria e dell’identità culturale.

Oblio della memoria e smarrimento della identità determinano l’adesione acritica a stili di vita dettati da esigenze commerciali esogene e portano inevitabilmente all’indebolimento della coesione sociale, del processo democratico e della competitività sociale, oltre che al depauperamento delle risorse naturali ed immateriali del territorio.

Le risorse naturali ed immateriali di un territorio assumono una valenza fondamentale nei processi di crescita e sviluppo regionale basati sulla valorizzazione e sulla creazione di risorse specifiche e uniche a livello locale in grado di competere con l’esterno e con il globale.

Oggi è necessario saper creare un mix di risorse (umane, naturalistiche, finanziarie, tecniche, ecc…) unico in cui riconoscersi e farsi riconoscere.

Nella competizione globale anche i territori devono poter farsi identificare per delle specificità distintive. Chi non é visibile e riconoscibile non esiste, quindi non partecipa ai giochi competitivi.

Tuttavia per competere occorre essere competitivi e due tra i più importanti motori della competitività sono:

la "competitività sociale", ossia la capacità dei soggetti di intervenire insieme, efficacemente, in modo coordinato e cooperativo, sulla base ad una stessa "visione del futuro". La competitività sociale è un modo di pensare, una vera e propria "cultura", che si basa sulla fiducia reciproca, nonché sulla volontà e la capacità di riconoscere, esprimere e strutturare in modo articolato interessi individuali e collettivi.

la "competitività ambientale", intesa come capacità dei soggetti di valorizzare l'ambiente in quanto elemento "distintivo" del loro territorio, garantendo al contempo la tutela e il rinnovamento delle risorse naturali e del patrimonio.


Per garantire la continuità culturale e il rafforzamento delle identità sociali regionali e nazionali, ma anche per promuovere la coesione sociale e il dialogo interculturale l'UNESCO si è fatta promotrice della Convenzione per la salvaguardia del Patrimonio Culturale Immateriale.

Questa convenzione disciplina un settore sinora scarsamente riconosciuto dal punto di vista giuridico, comunemente definito come “cultura tradizionale”, “folclore” o “cultura popolare”.

In particolare la Convenzione mira a salvaguardare, promuovere e condurre attività di ricerca sulle forme di espressione culturale tradizionali quali la musica, il teatro, le leggende, la danza nonché il sapere tradizionale relativo all’ambiente e alle tecniche artigianali, ponendo al centro dell’attenzione l’importanza della trasmissione orale e la pluralità globale delle forme tradizionali di espressione culturale.

La Convenzione vincola gli Stati contraenti ad adottare a livello nazionale le misure necessarie per garantire la sopravvivenza del proprio patrimonio culturale immateriale e li esorta a collaborare a livello sia regionale che internazionale in vista di questo obiettivo.

Le misure di salvaguardia previste dalla Convenzione comprendono l’identificazione, la documentazione, la ricerca, la salvaguardia, la tutela, la protezione, la valorizzazione, il trasferimento e la rivitalizzazione dei diversi aspetti del patrimonio culturale immateriale.

La Convenzione invita gli stati membri a collaborare strettamente con i portatori del patrimonio culturale immateriale ai fini del rafforzamento della consapevolezza dell’importanza del patrimonio culturale immateriale.

I principali strumenti previsti dalla Convenzione al raggiungimento di tali scopi sono:

la stesura di una “Lista rappresentativa del patrimonio culturale immateriale dell’umanità” e di una “Lista del patrimonio culturale immateriale che necessita di essere urgentemente salvaguardato”;

l’istituzione di un “Fondo per il patrimonio culturale immateriale“, alimentato dai contributi degli Stati contraenti della Convenzione e da altre fonti, per supportare e finanziari gli Stati stessi nell’adempimento dei loro obblighi.


Fondo per il patrimonio culturale immateriale

Con la Convenzione viene istituito un “Fondo per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale” (art. 25). Gli Stati contraenti si impegnano a versare almeno ogni due anni un contributo al fondo, la cui entità viene calcolata in base a un coefficiente unitario valido per tutti gli Stati e stabilita dall’Assemblea generale, ma che non può superare l’1 per cento del contributo regolare di uno Stato contraente al bilancio preventivo regolamentare dell’UNESCO (art. 26 cpv. 1).

Per altre informazioni:
www.unesco.org/culture/ich/index.php?pg=00052

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