Motore di ricerca sulla musica popolare

sabato, maggio 13, 2006

Incubi


Voglio raccontarvi della prima volta che mi hanno concesso di suonare in pubblico.
Era tanto che aspettavo questo momento. Era tanto che sognavo di poter suonare la mia Mimmuzza (il mio tamburello), di farla vibrare con le zampogne e con le ciaramelle.

Ecco, mi chiamano. Ero pronto, allenato, istruito, carico e pure un po' mbriaco. Attendo il momento giusto, eccolo, il polso parte, il pollice incontra la pelle di Mimmuzza.

Ma Mimmuzza si piega, emette un urlo stridulo e vola, vola, vola via.

La sala rimane attonita, il mio maestro di tamburello assume un'espressione di disgusto e vomita, gli altri tamburellisti si fermano, immobili, qualcuno piange, la mia donna sviene dalla vergogna.

Le numerose ballerine vengono prese da una crisi isterica ed incominciano a strapparsi i vestiti di dosso. Neppure il lancio di nastri colorati riesce a calmarle. Qualcuno chiama la croce rossa.

Intanto Mimmuzza si abbatte su una lira calabrese del 1845, ricavata da un ulivo di 1200 anni, poi, con un sinistro sibilio di cimbali, recide il bordone e l'otre di una zampogna lucana da 50 palmi, per finire la sua corsa schiantandosi sulla fronte di uno degli ultimi ballerini di tarantella scherma locrese, che da quel giorno vaga per la locride con un radione sulle spalle ed Eminem a tutto volume.

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