Motore di ricerca sulla musica popolare

martedì, luglio 15, 2008

ESTREMO SALUTO A VINCENZO ROSANO CANTASTORIE LUCANO

15, Luglio 2008 - È morto Vincenzo Rosano, cantastorie della terra di Lucania.

Oggi, martedì 15 luglio i funerali a Montalbano Joico, il suo paese natio, al quale ha dedicato buona parte della sua vita e passione musicale e di raccoglitore di storia, costumi e cultura popolare.

Cantastorie, ricercatore e divulgatore di canti popolari, collezionista di oggetti della tradizione contadina, Vincenzo Rosano nasce a Montalbano Jonico, provincia di Matera, il 24 luglio 1936.
Figlio di contadini, vive con i genitori e 5 tra fratelli e sorelle, dormendo con loro in un letto unico in una sola stanza in cui erano ricoverati anche l’asino, la capra e il maiale. Abbandona la scuola subito dopo le elementari, come egli racconterà in uno dei suoi canti più belli, U Casiddon’, per contribuire a migliorare la difficile situazione economica familiare, aiutando il padre a pascolare i maiali e lavorando sodo come garzone in una macelleria. Fin da piccolo ha una grande passione per il canto e la musica. A 25 anni si sposa con Rosa D’Alessandro da cui avrà tre figli maschi. Ha vissuto la seconda guerra mondiale, esperienza di cui conserva tristi ricordi. Nel ’59, dopo il servizio militare, inseguendo la sua passione per la musica prende lezioni di canto dal maestro Antonio D’Aprile ed è voce solista nel complesso di “Lucio D’Amico e i suoi” e nei gruppi “Zitos”, prima, e “Sir Arcibald Group”, poi, di cui era anche manager.

In quegli stessi anni partecipa a numerose manifestazioni canore tra le quali il Buttafuori nel ’61 (secondo posto con la canzone “24 mila baci”), il Primo Festival dei complessi nel ‘67, il Festival Interprovinciale nel ’68 (primo posto con la canzone “Un’ora sola ti vorrei”). Negli anni sessanta svolge molti lavori, prima come macellaio, poi come fruttivendolo e noleggiatore ed infine, il 2 dicembre 1971 diventa autista presso il Comune di Montalbano Jonico. Nasce proprio in questo periodo la passione per i canti popolari, così comincia a scrivere le bozze dei primi testi che avrebbero dato inizio, nel 1969 alla sua attività di cantastorie, ricercatore e divulgatore dei canti popolari. Nel 1991 entra per la prima volta in una sala di registrazione, la ZEUS di Napoli, incidendo la sua prima musicassetta, Nustalgie, contenete 10 canti tra cui “U casiddon’”, che rimane a tutt’oggi uno dei suoi canti più conosciuti. Vengono affrontati in quest’opera temi importanti come la scuola, l’emigrazione, gli amori contrastati e il duro lavoro nei campi dei nostri avi. Nello stesso anno tiene un concerto pubblico in piazza davanti a migliaia di persone per presentare la sua prima opera, il cui successo lo spinge a pubblicare negli anni successivi altre raccolte dei suoi canti popolari: “Ritratto” nel 1992, “Ricuordi” nel 1994, “Li mangia mangia” nel 1995. Attraverso i canti di Vincenzo Rosano la comunità ritrova così l’orgoglio d’appartenenza e d’identità. Il cantautore si rende conto che il progresso va avanti e le musicassette non interessano più, e decide di utilizzare nuove forme di linguaggio musicale che comprendano anche il linguaggio audiovisivo. Nasce quindi l’idea di realizzare la prima videocassetta intitolata Ricordi, pubblicata nel 1996, contenete sei nuovi videoclip, che ripropongono usi e costumi della vita contadina ed ambientati nei suggestivi luoghi del borgo antico del paese nativo dell’artista “a Tèrraveccchja”, la Terravecchia. I giovani possono finalmente osservare in video la tipica serenata carnascialesca accompagnata dalla musica monotona del cupa-cupa. Le scene della vita di un tempo sono interpretate da amici ed ammiratori del cantautore e dalla moglie, da sempre sua sostenitrice ed ammiratrice. A seguito del successo di questa prima videocassetta, le pubblicazioni si susseguono con cadenza quasi annuale.

Nel 1997 viene pubblicata la seconda videocassetta dal titolo Tradizioni, con videoclip ambientati in 14 comuni di cui 13 della Basilicata e uno della Calabria. Seguono Storie lontane (1998), Viaggio nel folklore (1999), Voglia di folk (2000), Mamma, tat’ e tatarann’ (2001), Munn’ e’ stat’ e munn’ adda ess’ (2003). La produzione artistica di Vinvezo Rosano comprende ad oggi 86 canti e 55 videoclip pubblicati in 10 audiocassette, 10 cd audio, 7 videocassette, 7 DVD video.

Esistono poi diversi altri testi scritti dal cantautore non ancora musicati e pubblicati. Nel 1988 fonda l’associazione culturale Gruppo di musica e arte, convinto di poter risvegliare la voglia di musica folk a Montalbano e nei dintorni.

Dal 1991 il cantastorie si dedica anche al collezionismo privato di oggetti della tradizione contadina, ricercando oggetti ed attrezzi agricoli attivamente per circa quindici anni su tutto il territorio lucano e nelle regioni limitrofe, con il solo obiettivo di conservare gli antichi oggetti della tradizione insieme al ricordo del tempo passato, per offrire all’intera collettività ed alle generazioni che seguiranno un patrimonio culturale unico.

Nel 1993 fonda, insieme al figlio Antonio, il gruppo Jonico folk, composto di 42 giovanissimi appassionati di musica popolare, provenienti da Montalbano Jonico, Scanzano Jonico e Policoro.

Nel 1998 decide di fondare insieme ai figli Giovanni ed Antonio la società cooperativa PiùMidia di cui è stato fino alla morte responsabile del settore ricerca e divulgazione di canti e tradizioni popolari della cultura contadina.

Ormai in pensione Vincenzo Rosano iha intensificato la sua opera di divulgazione della cultura tradizionale e dei canti popolari, recandosi nei 131 comuni della Basilicata e lasciando le sue pubblicazioni nelle scuole, nei comuni e nelle biblioteche. In seguito comprende l’importanza di arrivare direttamente alla gente per distribuire le sue opere e nel 1999 si iscrive nel registro degli “esercenti professioni e mestieri girovaghi o ambulanti” (al numero 23) del comune di Montalbano Jonico, per esercitare il mestiere di “Cantautore, Ricercatore e Divulgatore di canti popolari”.

Sono migliaia i luoghi e le occasioni in cui Vincenzo Rosano presenta e distribuisce le sue opere: feste padronali, fiere, mercati, abitazioni, attività commerciali, comuni, spedizioni all’estero, ecc.

Il suo banchetto espositivo è corredato dalla televisione che trasmette continuamente i suoi videoclip, facendo giungere le sue note e la sua voce a decine di migliaia di persone che oramai lo riconoscono immediatamente e lo salutano con affetto e calore nelle feste padronali, nelle fiere, per la strada. E’ oramai evidente il successo decretato dal pubblico. Il 6 gennaio 2004 il circolo Culturale L’Arco gli assegna il riconoscimento de “l’arancio d’oro” per aver ricordato le note dei canti popolari di Montalbano montalbanesi sparsi in tutt’Italia e nel mondo.

Nel frattempo Vincenzo Rosano continua a dedicarsi al collezionismo e nel 2006, in circa sei mesi di estenuanti preparativi, allestisce a Montalbano Jonico, insieme al figlio Giovanni, una mostra etnografica di oggetti, canti e video della tradizione contadina intitolata “Mammә, Tatә e Tatarannә”.

Nei 240 mq. della mostra vengono esposti 303 dei circa 600 oggetti della sua collezione privata suddivisi in 11 isole espositive che ripropongono in maniera scenografica: il contadino con la zappa, suo primario attrezzo di lavoro, e l’asino; il pagliaio, ricovero di campagna realizzato in legno e canne e gli attrezzi di lavoro; gli aratri e i finimenti per asini, muli e buoi; il processo di lavorazione della mietitura prima della meccanizzazione; la casa del contadino; il banchetto di promozione usato dal cantastorie per esporre le sue opere nelle feste patronali, nelle fiere, ecc.; uno spaccato del mondo della pastorizia; i giochi per ragazzi; la carretta dell’Ente Riforma Agricola usata dai coloni della riforma fondiaria; un grande traino equipaggiato di tutto punto per il trasporto dei prodotti della terra; degli oggetti fuori scena come mantelli, botti, ecc.

Ogni isola-scena è ricostruita seguendo la traccia dei versi di un canto e le immagini del relativo videoclip e reca in alto delle didascalie-messaggio tratte dagli stessi versi, scritte in vernacolo e trasposte in italiano ed inglese. Ogni scena è poi corredata di legenda esplicativa degli oggetti presenti e del loro uso (con nomi degli oggetti in vernacolo, italiano ed inglese e spiegazioni in italiano ed inglese).

Nella mostra sono state riservate due aree alla “mediateca della memoria” per la proiezione pre e post visita di videoclip e per la consultazione di documentazione multimediale interattiva su personal computer finalizzata all’approfondimento individuale delle tematiche emerse nel corso della visita.

Il 13 luglio 2006, nel corso dell’inaugurazione della mostra, si tiene l’incontro-dibattico “Il patrimonio della cultura tradizionale come risorsa per lo sviluppo di una comunità” in cui sono intervenuti il docente universitario di storia delle trazioni popolari Prof. Ferdinando Mirizzi, il regista Luigi Di Gianni, il critico professoressa Maria Paola Sgro, rappresentanze politiche locali e regionali, ecc.

Hanno potuto visitare la mostra i cittadini e le scolaresche di Montalbano Jonico e turisti.

L’originalità dell’attività del ricercatore, cantastorie e collezionista Vincenzo Rosano è riconducibile da un lato alle sue numerose raccolte audio e video e dall’altra ad una cospicua collezione di circa 600 oggetti della tradizione contadina raccolti e custodita con cura in circa quindici anni.

Le “storie cantate” dall’autore, in vernacolo, richiamano le sonorità dei canti della tradizione popolare, mentre nei filmati, ambientati nei paesi lucani, sono riproposti usi, costumi e tradizioni del mondo contadino, della pastorizia, dell’artigianato e della gastronomia locale, sono rivissute scene toccanti d’emigrazione d’altri tempi e della vita quotidiana, momenti di lavoro nei campi, storie d’amore appassionate e tragiche.

A parere del critico Prof.ssa Paola Sgro, “… non è soltanto la nostalgia che sollecita Vincenzo Rosano a fermare la sua attenzione su alcuni aspetti del tempo passato e a delinearne caratteristiche essenziali, contorni e risvolti. Il sentimento nostalgico attraversa indubbiamente musiche, note, e versi, ma quasi in maniera inconsapevole. I caratteristici toni della “storia cantata” e la indiscussa padronanza nell’uso del vernacolo sono, del resto, elementi tangibili e segni manifesti del desiderio di un ritorno a situazioni già trascorse che si vorrebbero rivivere. Ma non è sicuramente la nostalgia la molla da cui scaturiscono le emozioni di questo straordinario cantastorie che è Vincenzo Rosano. Motivazioni e percezioni emotive affondano infatti le radici in un mondo di cui Rosano sente consapevolmente – e direi quasi orgogliosamente – di far parte e questo suo “sentire” lo rende fiero come chi sa di possedere gli strumenti per riscoprire quei tesori che, accidenti, uomini e cose, in balia del tempo, hanno sconsideratamente sepolto. Tesori, quali il complesso dei valori che il tempo con il suo scorrere veloce, investendo uomini e cose, ha alterato, e che gli uomini purtroppo si sono lasciati sfuggire di mano.” A nome dell’intera comunità montalbanese il sindaco Leonardo Giordano ha espresso la gratitudine a Vincenzo per avere voluto e saputo recuperare angoli della cultura popolare e delle tradizioni montalbanesi che rischiavano di perdersi per sempre.

Unico rammarico il primo cittadino di Montalbano Jonico è quella di non essere riusciti a realizzare in tempo il museo contadino, al quale tanto ci teneva Vincenzo Rosano. “Lo faremo – ha detto – e lo dedicheremo a lui. Almeno questo glielo dobbiamo”.

GIUSEPPE ROTUNNO

http://www.lucanianews24.it/?p=1296

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