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lunedì, maggio 08, 2006

Tamburellisti scarsi

Mi chiamo Kamammuri’s e sono un tamburellista scarso.

Soffro molto per questo. E faccio soffrire anche i miei familiari e chi mi circonda. Credetemi, non scherzo.

Vorrei smetterla con questo vizio, ma non ci riesco, è più forte di me.

Si, lo confesso, sono uno di quelli che, come dice Zorro, si accodano nelle ronde ai tamburellisti bravi e credono di fare loro ciò che invece stanno facendo quegli altri. Sono uno di quelli che, quando il tamburellista bravo smette, smette anche lui, perché prova disgusto e vergogna per il proprio suono sgangherato che, finalmente e con orrore e sorpresa, riesce a sentire distintamente.

Ho cominciato a tamburellare all’improvviso nell’estate del 2001 partendo da zero. Mi sono esercitato tanto, ho preso lezioni da mostri sacri, ho provato e riprovato ogni giorno per anni, ho ascoltato decine di CD, assistito a decine di concerti, mi sono scorticato le dita a più non posso, mi sono registrato e riascoltato, ho preso parte a innumerevoli ronde, ma niente da fare: dopo quasi 5 anni resto sempre e soltanto un tamburellista scarso.

E soffro tanto.

Pensare di smettere di tamburellare è per me impossibile. Quando mi allontano dai tamburelli sto molto male, mi intristisco e cado nella depressione più nera.

Ma quando provo a suonare sto ancora peggio, perché, come vi ho detto, sono un tamburellista scarso.

Voi non potete sapere quanto si soffre e cosa si prova in una ronda, quando ti senti il polso bloccato, perdi il filo, cominci a emettere suoni imbarazzanti e gli altri cominciano a guardarti male e, piano piano, persino con educazione (il che è peggio, perché vuol dire che sei proprio patetico) ti estromettono, mentre tu invece vorresti sentire la tua mano volare leggera sulla pelle e provare la beatitudine del bravo tamburellista.

Voi non potete capire.
...

Per favore, voi bravi, lasciateci stare, non intervenite, abbiate rispetto per il nostro problema, tanto, anche se voleste, non potete fare proprio niente per noi: ve l'ho detto: voi non potete capire.

Mi chiamo Kamammuri’s e sono un tamburellista scarso... AIUTO !

Mi chiamo Ezum e sono più scarso ancora

Caro Kamammury, devi sapere che ho incominciato a suonare all'età di 6 anni.

Avevo una bellissima batteria di latta tutta colorata, ma le bacchette non erano adatte al mio stile. Così, presi un vecchio manico di scopa, lo spezzai in due e cominciai a suonare. Dopo pochi minuti la mia cara mammina entrò nella stanza e, senza dire nulla, aprì la finestra, prese la MIA batteria, la buttò dalla finestra, e uscì.

Da allora non ho mai più avuto uno strumento musicale, fino al 25 luglio del 2000 quando ebbi la malaugurata idea di acquistare un bellissimo tamburello salentino (Mimmuzza).

E' stato l'inizio della fine. Da allora ho cominciato a frequentare corsi di tamburello, tammorra, danza popolare, etnomusicologia, etnotamburellogia, conferenze sull'origine aliena della tarantella, demonologia coreutica, comitati di studio sulle capacità del tamburello di modificare le onde alfa del cervello, corsi di formazione sulla costruzione faidate dei cimbali in argento e uranio arricchito, tecniche di allevamento delle capre da pelle sonante.

Ho percorso 520.000 chilometri per partecipare a tutte le feste religiose del mondo, dal deserto del Tagikistan alla tundra Spendendo decine di migliaia di euro.

Poi, finalmente, il grande giorno. Mi invitano a suonare in una ronda. Ero pronto, allenato, istruito, carico e pure un po' mbriaco. Attendo il momento giusto, eccolo, il polso parte, il pollice incontra la pelle di Mimmuzza.

Ma Mimmuzza si piega, emette un urlo stridulo e vola, vola, vola via.

La sala rimane attonita, il mio maestro di tamburello assume un'espressione di disgusto e vomita, gli altri tamburellisti si fermano, immobili, qualcuno piange, la mia donna sviene dalla vergogna. Le numerose ballerine vengono prese da una crisi isterica ed incominciano a strapparsi i vestiti di dosso. Neppure il lancio di nastri colorati riesce a calmarle. Qualcuno chiama la croce rossa.

Intanto Mimmuzza si abbatte su una lira calabrese del 1845, ricavata da un ulivo di 1200 anni, poi, con un sinistro sibilio di cimbali, recide il bordone e l'otre di una zampogna lucana da 50 palmi, per finire la sua corsa schiantandosi sulla fronte di uno degli ultimi ballerini di tarantella scherma locrese, che da quel giorno vaga per la locride con un radione sulle spalle ed Eminem a tutto volume.

Caro Kamammury, mi chiamo Ezum e sono più scarso ancora.

Credits: www.pizzicata.it

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